Tenente Cevoli Giorgio
Nato a Napoli il 18 agosto 1919, figlio di Alberto e di Maria Donata Ruggiero, Giorgio Cevoli si arruolò nella Regia Guardia di Finanza il 5 novembre 1938.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fu inviato in Jugoslavia insieme al X battaglione Mobilitato. Dopo l’8 settembre venne rimpatriato da Lubiana (Slovenia), e gli venne affidata la Tenenza di Gironico (CO) presso la quale esercitò attività di comando manifestando, coi fatti, la non adesione al nuovo governo fascista.
Sin dal suo arrivo a Gironico, alla fine di ottobre 1943, il Ten. Cevoli si adoperò in favore degli ebrei, come conferma una sua relazione sottoscritta il 16 aprile 1946 e controfirmata dal colonnello comandante la 3a Legione di Milano.
Dal prezioso documento d’archivio abbiamo estrapolato il seguente brano, che preferiamo citare integralmente: «Dicembre 1943. Sono al Comando della Tenenza di Gironico. Viene fermata da un militare di cui non ricordo il nome, alla frontiera, una donna con della corrispondenza diretta ad ebrei in Isvizzera. Non soltanto restituisco alla donna la libertà, ma restituisco le lettere al compilatore: dott. Gian Carlo Valerio, di origine ebraica, attualmente a Milano, Via Borgonuovo n. 24, nonostante le rigidissime disposizioni delle autorità nazifasciste di consegnare ai tedeschi i fermati alla frontiera».
Alla fine del 1943 fu trasferito d’urgenza al Comando temporaneo della Compagnia e della Tenenza di Chiavenna (Circolo di Sondrio), reparti rimasti vacanti in seguito all’arresto dei titolari, compromessi con il C.L.N., avvenuto ad opera dei tedeschi . Il suo primo impulso sarebbe stato quello di operare una rottura decisa col governo fascista, disertando col proprio reparto al completo per intraprendere attività di lotta clandestina alle truppe di occupazione nazifasciste.
Decise, però, di restare al proprio posto perché aveva ricevuto disposizioni in tal senso dal C.L.N.A.I., che aveva correttamente valutato l’importanza di poter disporre di un ufficiale che potesse esercitare le proprie funzioni di comando restando fedele alla causa della liberazione nazionale.
Anche in tale contesto il Ten. Cevoli, noncurante del pericolo, proseguì nella sua attività di contrasto allo strapotere nazifascista adoperandosi in favore degli ebrei. Nella sua relazione, si legge: «Riesco a far liberare un ebreo: Bruno Ditz (che ha uno studio pubblicitario in Milano, Portici del Duomo n. 1) da me conosciuto a Madesimo, affermando al comandante tedesco di Chiavenna che la segnalazione pervenuta da Sondrio era falsa in quanto il Ditz, da me conosciuto, non era di razza ebraica. Fornisco dei documenti falsi a tre ebrei, i coniugi Mario e Bice Finzi (attualmente a Monza, Viale XXV Aprile n. 4) e la di loro figlia Claretta, nonché aiuto il loro genero Ing. Umberto Isman, ebreo (della “S.A. Cromo Cementi” di Milano) in varie occasioni. I primi tre furono da me tenuti nascosti per oltre un anno (a cominciare dall’aprile 1944) a Gironico ove li feci figurare come miei parenti profughi da Roma, assistendoli in tutti i modi dato che le innumerevoli peripezie da essi attraversate, li avevano molto scossi» .
La signora Clara Finzi, in una sua dichiarazione rilasciata nel gennaio 2006, aggiunge ulteriori dettagli a quanto scritto dal Cevoli. La Finzi si trovava presso un albergo di Madesimo, sotto falso nome, ma quando ebbe timore di incappare nelle indagini della polizia fascista l’unica persona di cui decise di fidarsi fu il nostro tenente, al quale rivelò di essere ebrea e di dover cambiare nome.
Nei pochi giorni necessari al reperimento di nuovi documenti, il Cevoli prestò continua attenzione pronto a farla fuggire in Svizzera con la macchina di servizio della Tenenza, se qualcuno fosse venuto per arrestarla.
Nella primavera del 1944 venne trasferito nuovamente a Gironico, località nella quale tentò di costituire una formazione partigiana “Fiamme Gialle”. Il suo spirito d’iniziativa e le sue capacità organizzative vennero notate dal comandante della Legione di Milano, Col. Alfredo Malgeri, che decise di trasferirlo a Milano e di porlo alle proprie dirette dipendenze, dandogli nel contempo l’incarico di pianificare la creazione di formazioni partigiane, composte da finanzieri, anche per gli altri circoli della Guardia di Finanza in Lombardia.
Questo è anche il periodo a partire dal quale risulta la sua adesione ufficiale al C.L.N., con l’acquisizione della qualifica di partigiano combattente a far data dal 25 ottobre del 1944. Nel porre in essere la rischiosissima attività di partigiano, ma soprattutto di comandante di reparti fortemente impegnati in difesa dei più deboli, il Ten. Cevoli, sfruttando anche la sua funzione di “ufficiale di collegamento” presso il Comando tedesco di Chiavenna e la sua conoscenza della lingua tedesca, si adoperò decisamente per strappare dalle grinfie teutoniche non pochi finanzieri catturati dalle SS in quanto coinvolti con gli espatri degli ebrei.
È il caso dei finanzieri Casula e Vigliotti, già denunziati al Tribunale Militare e comunque assolti per il reato di «concorso in espatrio clandestino», i quali si trovavano presso il carcere di San Vittore, a Milano, pronti per essere deportati in Germania.
Grazie ad uno stratagemma (una richiesta di consegna sottoscritta dal Col. Malgeri e con un visto di un ufficiale delle SS), i due finanzieri vengono prelevati dal carcere e posti subito in libertà. Il Ten. Cevoli prenderà parte alla Liberazione di Milano del 25 aprile 1945, al comando della 2a compagnia del reggimento del Col. Malgeri, compiendo appieno il proprio dovere.
È deceduto a Milano il 22 febbraio 1992.