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I militari della Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ravenna e del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma, su delega della Procura della Repubblica di Ravenna, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza di cryptovalute per un valore di oltre 1,3 milioni di euro nei confronti di un cittadino faentino che, negli anni 2020 e 2021 (in pieno periodo pandemico), operando trading online sui mercati delle diverse valute virtuali, ha maturato plusvalenze per oltre 5 milioni di euro senza presentare alcuna dichiarazione fiscale e in violazione degli obblighi normativi in tema di monitoraggio fiscale.
L’odierno risultato è il frutto di una sinergica collaborazione tra il citato Nucleo Speciale – Reparto con competenza operativa e di supporto nazionale nelle attività di Digital Forensics, di ricerca, prevenzione e contrasto degli illeciti perpetrati sfruttando i mezzi tecnologici e informatici in tutti i segmenti strategici presidiati dal Corpo, con particolare riguardo ai virtual asset, all’analisi della blockchain e delle transazioni sospette correlate a rischi fiscali, di riciclaggio e di truffe nel trading online – e il Nucleo P.E.F. di Ravenna, competente territorialmente per gli approfondimenti tributari da eseguirsi sul soggetto investigato.
L’indagine ha preso, infatti, avvio da una segnalazione del Nucleo Speciale che, analizzando i maggiori trader italiani in valute virtuali, ha individuato un wallet con cui erano state movimentate ingenti quantità di bitcoin, identificandone il soggetto possessore in un quarantenne faentino.
I successivi approfondimenti investigativi posti in essere dal Nucleo P.E.F. di Ravenna, basati anche su dati e notizie acquisiti mediante l’utilizzo dei poteri conferiti al Corpo in materia tributaria ed economico-finanziaria, hanno consentito di ricostruire analiticamente le numerosissime movimentazioni telematiche effettuate dal soggetto investigato e le ingenti plusvalenze maturate grazie all’intensa attività di trading online riscontrata.
Atteso che queste, per entrambe le annualità considerate, superavano le soglie di rilevanza penale, il trader veniva quindi denunciato alla locale Autorità Giudiziaria per il reato di omessa dichiarazione fiscale.
Al fine di acquisire ogni utile fonte di prova e di cautelare eventuali crypto asset detenuti in wallet dall’indagato, l’Autorità Giudiziaria ha disposto l’esecuzione di una perquisizione locale con contestuale sequestro preventivo in via d’urgenza di eventuali cryptovalute fino all’importo di 1,3 milioni di euro, pari alle imposte non dichiarate e non versate all’erario.
In esecuzione di tali provvedimenti, le Fiamme Gialle ravennate, unitamente ai Finanzieri delle Unità Speciali, hanno eseguito la perquisizione domiciliare ove hanno rinvenuto il personal computer utilizzato dall’indagato per il trading.
Dalle attività forensi poste in essere nell’immediatezza, sono state scoperte le coordinate di oltre 2.000 wallet creati dall’indagato per la propria attività finanziaria, un “nodo” telematico di “staking” per prestare monete virtuali a terzi con alti tassi di interesse, carte di credito e di debito in cryptovalute, nonché diverse sostanze stupefacenti tra cui funghi allucinogeni, metanfetamine e francobolli di lsd.
Al termine delle operazioni, sono stati sottoposti a sequestro oltre 76.600 unità di cryptovaluta “Avax” e oltre 23 di “Bitcoin”, per un controvalore attuale pari all’intero importo da sequestrare.
L’attività svolta, tra le più rilevanti mai eseguite per reati fiscali connessi al trading in cryptovalute e per importo di valute virtuali sequestrate, testimonia l’impegno della Guardia di Finanza e la massima attenzione che il Corpo orienta nel contrasto ad ogni illecito che venga attuato sui mercati telematici delle valute virtuali, che solo di recente ha trovato una propria regolamentazione normativa anche ai fini della tassabilità dei relativi proventi finanziari.
Il presente comunicato viene diramato previo nulla osta dell’Autorità Giudiziaria e con l’avvertenza che i provvedimenti giudiziari sono stati emessi nell’ambito della fase delle indagini preliminari, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie e che, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di non colpevolezza.