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Per la prima volta un’Olimpiade si disputò a due anni di distanza dall’edizione precedente e questo avvenne solo per la scelta del CIO che volle sfalsare, così, i Giochi Estivi dai Giochi Invernali in modo da farli disputare in anni diversi. In questo modo, ad appena due anni dall’edizione di Albertville 1992, ci si ritrovò in Norvegia, a Lillehammer, per due settimane che resteranno ben impresse nella mente e nel cuore degli sportivi. Vanno ricordati, infatti, in maniera quasi del tutto univoca come I più bei Giochi Olimpici invernali della storia. Mai in una sola edizione si era verificato un così grande numero di gare tiratissime, episodi commoventi, storie e racconti esemplari, rivalità esasperate o amicizie profonde, sogni che diventarono realtà e altri che, invece, restarono riposti nel cassetto.
Per lo sci gialloverde arrivò un’altra medaglia ma, questa volta, d’oro vinta nella staffetta 4x10km da Giorgio Vanzetta, e dai suoi compagni, davanti a circa duecentomila norvegesi presenti all’evento, tutti con una piccola bandierina in mano per una coreografia da brividi, per applaudire i fuoriclasse di casa. Alla partenza i nordici, infatti, scattarono e sulla loro scia si portò subito il “nonno” del gruppo, l’italiano Maurilio De Zolt, detto “Grillo” per la sua statura minuta che a 43 anni, e senza mai perdere un metro, concluse la sua frazione col gruppo dei migliori. Il testimone passò a Marco Albarello che, addirittura, sfidò la potenza norvegese terminando la sua frazione al primo posto davanti a Vegard Ulvang. In terza frazione il vicebrigadiere Giorgio Vanzetta che riuscì a marcare strettamente Thomas Alsgaard fino al cambio. L’ultimo testimone passò a Silvio Fauner il quale, dopo il crollo degli altri avversari, dovette vedersela solo col Daehlie. Quando l’italiano partì in volata diventò imprendibile e nulla poté fare il norvegese Daehlie. L’Italia fu campione Olimpico e l’urlo dei duecentomila scandinavi venne strozzato in gola da quello di gioia di Fauner, De Zolt Vanzetta e Albarello.
Un evento che indurre Re Harald ad abbandonare sconsolato lo stadio del fondo, senza assistere alla premiazione. I quattro moschettieri azzurri quel giorno l’avevano proprio fatta grossa negando l’oro ai norvegesi. Vanzetta prese parte anche alla “maratona della neve” (50km) dove si piazzò ottavo, mentre nei 25km pursuit si piazzò nono (Vanzetta fu 14° anche nella 30km tecnica libera e 15° nella 10km). Nello sci alpino Norman Bergamelli ottenne il risultato migliore dei finanzieri impegnati nell’alpino e si piazzò sesto nello slalom gigante; Angelo Weiss, nello slalom speciale, arrivò ottavo, mentre gli altri finanzieri si piazzarono: Peter Runggaldier, Pietro Vitalini e Kristian Ghedina, rispettivamente, 12°, 13° e 20° nella discesa libera; nella gara di supergigante fu ancora Runggaldier a raggiungere la 15^ posizione davanti a Vitalini (16°); Ghedina, infine, strappò un sofferto 19° posto nella combinata. Parliamo ora di salto con gli sci, una specialità nata e diffusa soprattutto nei paesi nordici, ma che ebbe nel finanziere Roberto Cecon un valido esponente poiché alle Olimpiadi si piazzò ottavo nella gara a squadre nel K120, insieme ai compagni di casacca Ivan Lunardi e Ivo Pertile, 16° nella gara individuale del K120, 19° nel K90, 11° nella combinata nordica (gara a squadre K120), e 32° nella gundersen K120 – Cecon, a Giochi chiusi, vinse la medaglia di bronzo ai mondiali di Planica (SLO) nei voli con gli sci trampolino K180 –. Sempre nella gare individuali di salto con gli sci a Lilleahammer andarono oltre la ventesima posizione anche Ivan Lunardi e Ivo Pertile.
Dal bob, oltre alle prevedibili affermazioni svizzere (Wader-Acklin nel bob a due) e tedesche (Harald Czudaj al volante nel bob a quattro), e oltre anche al ritorno sul podio dell’Italia, che ottenne il bronzo grazie a Stefano Ticci e Huber Günther, arrivarono anche le curiose storie di due equipaggi caraibici della Giamaica, ormai avvezzi alle temperature glaciali dal debutto avvenuto sei anni prima a Calgary, che giunsero quattordicesimi nel bob a quattro, stabilendo così la miglior prestazione di sempre ai Giochi Olimpici Invernali per un paese privo di neve. L’altra storia, in pieno spirito olimpico, fu quella dell’equipaggio di Trinidad & Tobago: Gregory Sun e Curtis Harry, iniziati al bob proprio dal giamaicano Stokes, di cui i due erano compagni di college, scoprirono all’aeroporto di Oslo che le loro valigie erano scomparse. Arrivati in jeans i due finiscono per ammalarsi. Nonostante la febbre, non ancora smaltita nei giorni di gara, non si diedero per vinti e riuscirono a concludere la prova al 37° posto, comunque davanti ad altri equipaggi altrettanto esotici come quelli delle Isole Vergini-1, Samoa Americane, Porto Rico, San Marino e Isole Vergini-2. In questo contesto il finanziere Pasquale Gesuito si piazzò nono nel bob a due (22° in quello a quattro col compagno di squadra Antonio Stiffi), mentre il finanziere Mirko Ruggiero, proveniente da San Felice (Latina), e quindi da una località di mare, si piazzò nono col bob a quattro.
Per quanto riguarda la logistica, a dieci anni dalla costituzione del Gruppo Polisportivo, venne istituito il Centro Sportivo della Guardia di Finanza, che entrerà in attività il 16 settembre, e fu posto alle dipendenze dell'Ispettorato per gli Istituti di Istruzione. Il primo Comandante del Centro Sportivo fu l’allora Colonnello Gianni Gola con sede a Lido di Ostia ed in seguito a Castelporziano (Roma). Al Centro Sportivo fu demandata la programmazione, la direzione tecnica ed il controllo delle attività sportive ed agonistiche della Guardia di Finanza. Alle sue dipendenze fu posto il Gruppo Polisportivo Fiamme Gialle, entrato in attività il 16 settembre 1984, e comandato dall’allora Maggiore Vincenzo Parrinello (si deve a Parrinello l’intuizione di numerose iniziative promozionali e organizzative di successo che, negli a venire, gli consentiranno di ricoprire ruoli di primo piano nel mondo sportivo internazionale e nazionale come, ad esempio, la presidenza del Comitato Tecnico Permanente CISM per l’atletica leggera ed il ruolo di Vice Commissario della FISI nel periodo 2011-2012). Il Polisportivo, come comunemente è chiamato, è l’organo che coordina i Reparti Atleti (dal 1997 diventeranno Nuclei Atleti) dai quali dipendono le discipline portive. Fu anche l’anno durante il quale il 2° Reparto Atleti Fiamme Gialle, con le discipline del nuoto, tiro a segno, karate e judo, si trasferì nelle moderne strutture del Centro Logistico “Villa Spada” a Roma. Questa sarà la nuova sede sociale ed avrà a disposizione un’ampia e funzionale palestra per gli allenamenti del judo e del karate.
Per il karate fu l’anno durante il quale, dopo aver ottenuto nell’arco degli ultimi quattro anni ben quattro titoli europei seniores, e tentato di conquistare il titolo mondiale (quattro bronzi), arrivò il titolo mondiale vinto da Davide Benetello negli 80kg (nella stessa manifestazione Gennaro Talarico si piazzò 5° nei 70kg). Un eccezionale risultato arrivato proprio in chiusura di stagione dai mondiali senior di Kota Kinabalu, in Malesia. Questo fu il primo titolo della storia delle Fiamme Gialle, e il terzo per l’Italia, e seguì anche un altro importante risultato per il karate azzurro: la storica conquista del titolo continentale a squadre ottenuto a Birminghan dai finanzieri Massimiliano Oggianu, Andrea Lentini, Gennaro Talarico e Davide Benetello. L’impresa fu resa ancor più storica poiché dei cinque atleti in squadra, ben quattro erano finanzieri e tutti titolari (il quinto era il carabiniere Claudio Della Rocca).
Il Campionato del Mondo 1994 per la canoa si svolse in Messico, a Xochimilco, ed il K2 1000 di Antonio Rossi, e del poliziotto Daniele Scarpa, dissipate le paure iniziali dovute all’altitudine (2300 metri) ed all’inquinamento atmosferico, confermarono il titolo di Vice Campioni del Mondo ottenuto l’anno prima. Sia Antonio Rossi che Beniamino Bonomi, rispettivamente, in K1 500 e 1000 mancarono il podio in entrambe le gare (quarti). Durante il campionato del mondo di maratona di Groningen, in Olanda, il finanziere Fabrizio Lazzerini ottenne uno strettissimo 4° posto al termine di una snervante gara lunga 42 chilometri.
La stagione remiera, invece, iniziò con alcune incertezze che accompagnarono la squadra ad Indianapolis, sul Lago dell’Eagle Creek Park, per disputare il mondiale assoluto e pesi leggeri dove il canottaggio azzurro conquistò ben sette medaglie (4 ori, 2 argenti, 1 bronzo). Alla vittoria di cinque di esse parteciparono anche i finanzieri allenati dai tecnici gialloverdi Annibale Venier e Gilberto Moretti. L’oro fu vinto negli assoluti con il “quattro di coppia” di Massimo Paradiso e Alessio Sartori, quest’ultimo partecipò al mondiale appena diciottenne, ed a quindici giorni dalla vittoria del mondiale junior in “singolo”; e nel “quattro senza” con Riccardo Dei Rossi.
Quest’ultima fu una vittoria significativa poiché era dal 1948, dai Giochi di Londra, che un equipaggio italiano non si affermava a livello mondiale in questa specialità. Nei pesi leggeri, invece, arrivò l’oro nel “doppio”, vinto dal finanziere Michelangelo Agatino Crispi (attualmente è Ispettore ed è dirigente della Sezione Canottaggio gialloverde al posto del maresciallo Mauro Cristin posto in congedo per limiti d’età), l’argento nel “quattro senza”, vinto da Ivano Zasio, ed il bronzo nell’”otto fuoriscalmo” sul quale era imbarcato Massimiliano Faraci. Nulla da fare, invece, per il “quattro senza” gialloverde che, negli anni passati, aveva rincorso l’oro mondiale ma senza riuscirci: l'equipaggio finì l’avventura americana al 6° posto nonostante l’acquisto, a tempo di record per il Corpo, di una barca dal cantiere tedesco Empacher specifica per pesi leggeri.
Sempre tra gli sport nautici gialloverdi, la vela conquistò il titolo di campionato italiano nella classe olimpica Soling in una competizione dalla formula a match race. L’equipaggio era formato dai finanzieri Pierluigi Fornelli (timoniere), Massimo Bortoletto (centrale) e dal brigadiere Enzo Di Capua (prodiere).
L’atletica leggera italiana, sempre più alla ricerca di talenti e sempre più assetata di successi, aprì l’anno con gli europei di indoor che si svolsero a Parigi Bercy (Francia). Le Fiamme Gialle contribuirono, come sempre, alla formazione della compagine azzurra con cinque atleti, ma solo Andrea Giocondi arrivò alle semifinali piazzandosi quarto negli 800m col tempo di 1’49”08.
Laurent Ottoz (60hs), Ettore Ceresoli, Roberto Ferrari (alto) e Corrado Fantini (peso) non superarono, invece, lo scoglio delle rispettive qualificazioni. Ma se al “chiuso” le cose per le Fiamme Gialle non andarono bene, di altro avviso fu la partecipazione ai Campionati Europei disputati ad Helsinki (Finlandia). Gli atleti gialloverdi che vi parteciparono furono otto, ma il più grande di tutti fu Ezio Madonia il quale, come frazionista della 4x100m, fu artefice di una splendida medaglia di bronzo. Un boato accompagnò la performance italiana conclusa con un 38”99, ma ancor di più quella di Madonia che corse anche per le qualificazioni dei 100m. Ai piedi del podio, quarto, si piazzò invece Ashraf Saber nella 4x400m, mentre si fermò in batteria nei 400hs. Paolo Donati, nei 5000m col tempo di 14’47”34, si piazzò undicesimo come pure nel peso fece Corrado Fantini che lanciò l’attrezzo a 18.30m. Nella marcia Arturo Di Mezza si fermò, dopo 50 chilometri, al quattordicesimo posto, mentre Laurent Ottoz, nei 110hs, si piazzò quinto in semifinale. Fabrizio Mori (400hs) e Roberto Ferrari (alto) si arresero nelle qualificazioni. Un europeo che, per l’atletica gialloverde, segnò un buon periodo tantoché anche ai mondiali junior di marcia, svoltisi a Lisbona (Portogallo), il giovane Sebastiano Catania, con il tempo di 40’58”46, mancò il podio fermandosi in quarta posizione.
Nell’orienteering, invece, il finanziere Pierpaolo Corona conquistò, dopo un decennio di astinenza, il titolo italiano individuale d'orientamento (dal 1994 al 2000 il titolo è stato vinto anche dai finanzieri Cristiano Simoni e Michele Tavernaro). Il judo Fiamme Gialle, invece, fu protagonista a Bucarest (Romania) durante i mondiali militari. In questo contesto, infatti, Emilio Giovinazzo vinse, nella categoria dei -60kg, la medaglia d’oro ed il titolo mondiale individuale.
Anche il tiro a segno non mancò di far parlare di se e lo fece con Roberto Di Donna che ottenne il risultato migliore vincendo l’argento nel mondiale di Milano nella pistola ad aria compressa da 10 metri a squadre ed il bronzo nella gara individuale. Un ennesimo successo per il finanziere Di Donna che gli permise di ottenere, su designazione della stampa specializzata internazionale, il riconoscimento di “Atleta dell’anno”. Nella pistola grosso calibro, ma ai mondiali militari, fu il finanziere Pierluigi Ussorio a conquistare il titolo di campione del mondo.