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Fu questo un anno davvero eccellente per lo sport gialloverde poiché, nelle due edizioni olimpiche, invernali ed estive, gli uomini della Guardia di Finanza vinsero due medaglie d’oro ed una di bronzo. Ma andiamo per ordine evidenziando come originariamente i Giochi Invernali dovevano essere organizzati da Denver (USA), ma il 15 novembre 1972 la città dovette rinunciarvi per I timori dell'opinione pubblica sui costi troppo alti e sugli eventuali impatti ambientali delle nuove strutture da realizzare. Il CIO propose di riassegnare i Giochi a Whistler (Canada), che però rifiutò la proposta. Salt Lake City si propose come località alternativa, ma stavolta fu il CIO a rifiutare la proposta e ad assegnare ad Innsbruck l'organizzazione dei Giochi. Quindi l’austriaca Innsbruck, capitale storica del Tirolo, si trovò ad ospitare, per la seconda volta (la prima nel 1964), le XII Olimpiadi invernali alle quali parteciparono ben 12 atleti della Guardia di Finanza e, per la prima volta, anche un atleta nel bob. Fu un record di presenze che venne suffragato anche dai grandi risultati. Per quanto riguarda i Giochi Invernali, tra i protagonisti spiccano gli atleti della valanga azzurra e, tra questi, non poteva mancare Gustavo Thoeni (da poco non più tra le fila gialloverdi e portabandiera olimpico della Delegazione Italiana) il quale, dopo essere arrivato ai piedi del podio (4°) nello slalom gigante, vinto dallo svizzero Heini Hemmi (nella stessa gara il finanziere Franco Bieler si piazzò 8°), vinse la medaglia d’argento nello slalom speciale vinto dal finanziere Piero Gros. L’immagine di Pierino scarmigliato ed esultante, con Gustavo accanto a lui con un’altra medaglia d’oro, quella di campione mondiale della combinata non valida come titolo olimpico il titolo mondiale, era anche l’immagine di una squadra azzurra vincente, ma con una “Valanga azzurra” al suo massimo splendore. Nelle gare di biathlon il finanziere Willy Bertin conquistò il suo più bel piazzamento olimpico con un 4° posto nella 20km individuale che per un attimo fece sognare gli italiani. Avesse avuto maggiore fermezza nel tiro Bertin sarebbe stato un campione di assoluta grandezza, invece la vittoria andò al sovietico Nikolai Kruglov. Bertin prese parte pure alla staffetta 4x7,5km piazzandosi sesto. Nella staffetta di fondo, 4x10km, Renzo
Chiocchetti raggiunse la quinta posizione (lo stesso si piazzò 29° nella 15km e 38° nella 30km).
Nell’alpino, oltre alle medaglie di Gros e Gustavo Thoeni, va registrata, nella discesa libera, la performance di Rolando Thoeni (14°). Le altre posizioni furono: nel fondo 15km Fabrizio Prandini 53°; nel salto speciale Francesco Giacomelli si piazzò 31°, mentre Marcello Bazzana si piazzò 38° nel K70 e 51° nel K90. Il finanziere Piero Vegnutti, per la prima volta nella storia olimpica gialloverde, prese parte alle gare di bob come componente del bob a quattro raggiungendo un ragguardevole 12° posto. Una mole di risultati che contribuirono al successo della squadra olimpica, e delle Fiamme Gialle, mandando letteralmente in visibilio gli appassionati degli sport della montagna che seguivano in ogni dove la “Valanga azzurra”.
I Giochi della XXI Olimpiade Estiva si svolsero, invece, a Montreal (Canada) dal 17 luglio al 1° agosto e fu il primo evento a colori trasmesso dalla RAI, anche se tale tecnologia entrerà a regime solo un anno dopo. Furono i Giochi durante i quali, dopo il bronzo nell’atletica del 1948 vinto da Tito, arrivò la seconda medaglia di bronzo nelle discipline estive grazie alla performance del judoka Felice Mariani (BOX 17). Le gare di judo alle Olimpiadi canadesi si svolsero nel Velodromo Olimpico di Montreal ed vi parteciparono 178 atleti di cui tre italiani: il finanziere Felice Mariani (63 kg), primo italiano a vincere una medaglia olimpica nel Judo, Ezio Gamba (70 kg) e l’allievo finanziere Mario Vecchi (93 kg), tutti allenati dal giapponese Masama Matsushita. La finale di Felice Mariani fu seguita con trepidazione e, alla fine, sul podio con lui salirono il cubano Hector Rodrìguez, medaglia d’oro, ed il coreano Chang Eun-Kvung, medaglia d’argento. Per il Gruppo Judo Fiamme Gialle questa medaglia olimpica servi da sprone poiché, durante l’anno, conquistò il primo posto assoluto nella classifica del Gran Premio di Società (Fiamme Gialle prime su oltre seicento sodalizi affiliati alla FILPJ), vinse il campionato italiano senior, i campionati italiani assoluti, nuovamente il “Trofeo Malatesti”, il VI Trofeo Città di Pordenone e tre medaglie ai Campionati del Mondo Militari di Ancona: Mariani oro -63kg; Vecchi argento nella gara open e bronzo nella categoria -93 kg.
L’atletica gialloverde ai Giochi di Montreal vi partecipò, invece, con Armando Zambaldo e Roberto Buccione, che si piazzarono nella 20km di marcia, rispettivamente, al 6° posto col tempo di 1h28’25”2 ed al 10° in 1h30’39”8 (la gara olimpica dei 20km di marcia segnò il definitivo passaggio dallo stile ortodosso a quello di estrema dinamicità e maggiore velocità, spesso ai limiti del regolamento), Franco Fava, 8° nella maratona e 5° nella batteria dei 10.000m, Alfonso Di Guida, semifinalista nei 400m (7°), e Edoardo Podberscek che non riuscì però a qualificarsi nel lancio del martello. Una nota particolare va alla marcia che subì un nuovo assalto alla sua credibilità per la soppressione dal programma olimpico della 50km, la gara ritenuta la più classica di tutte quelle della marcia. Fu riammessa alle successive Olimpiadi di Mosca dove agli atleti italiani militari venne impedita la partecipazione. Sia ai Giochi di Montreal che a quelli di Mosca a farne le spese fu il marciatore Domenico Carpentieri poiché, essendo specialista della 50km, in questo modo e per due motivi diversi, perse l’opportunità di partecipare con successo a due edizioni Olimpiadi.
Per quanto riguarda i titoli italiani individuali assoluti, furono ben sette quelli vinti grazie a Franco Fava (campestre e maratona), Alfonso Di Guida (400m), Roberto Volpi (3000siepi), Silvio Fraquelli (asta), Paolo Gregucci (marcia 50km), Alfonso Di Guida, Alberto Diana, Massimo Pecori e Adorno Corradini (staffetta 4x400m); quattro titoli italiani indoor, di cui due assoluti, vinti da Alfonso Di Guida (400m) e da Felici, Diana, Corradini e Di Guida (staffetta 4x2giri) e due giovanili con D’Alisera (asta) e Piochi (triplo). Dalla Sezione Giovanile, il 15 maggio durante il World Formia Meeting, salì alla ribalta anche il giovane Arturo Iacona che stabilì il record italiano junior nei 3000m corsi in 8’08”02. In seguito sarà primatista italiano anche 5000m e 10000m.
Ma il Gruppo Atletico Fiamme Gialle, nel 1976, non pago dei risultato ottenuti nell’agonismo, e dopo la fortunata organizzazione del “Memorial Simoni”, diede vita ad una gara di corsa a staffetta.
A Lido di Ostia, per la prima volta al mondo nella storia dell’atletica leggera, il Capitano Gianni Gola reinventò, infatti, la leggendaria Millemiglia automobilistica dando vita alla prima corsa a staffetta lunga mille miglia, la “Millemiglia” appunto: uno sforzo organizzativo mai tentato prima della durata di circa quattro giorni consecutivi. In quell’occasione, oltre alla massiccia partecipazione di neofiti, furono stabiliti anche due primati: uno mondiale ad opera di Buccione (sul miglio di marcia) ed uno italiano nella staffetta 4x1 miglio ad opera di Fava, Valenti, Scartezzini e Volpi. Da sottolineare che l’ultimo frazionista fu il grande Pasquale Giannattasio. Ma il vero successo della corsa va ricercato nel modo in cui centinaia di atleti “amatori” si avvicinarono allo sport più pedestre e, quindi, più vero riuscendo a correre più che contro il cronometro, contro il proprio “fiatone”.
Alle Olimpiadi canadesi, per quanto riguarda il canottaggio gialloverde, l’unico equipaggio a centrare la finale fu il “due con”, formato dal finanziere Annibale Venier e dal campione olimpico Primo Baran (oro nel “due con” a Messico ‘68), che si guadagnò la partecipazione olimpica ai danni dell’armo dei finanzieri Giampaolo Tronchin, Nobile Pergamo e Siro Meli, al timone. Nelle Olimpiadi canadesi gareggiò anche il “quattro senza” con a bordo il vice brigadiere Lanzarini, padre di Klaus ex nuotatore azzurro e gialloverde degli anni 2000, ed il “quattro con”, timonato da Paolo Trisciani, che si classificarono, rispettivamente, in undicesima e dodicesima posizione.
Nessun atleta della canoa gialloverde prese parte, invece, alle Olimpiadi canadesi e, al termine delle stesse, i vertici delle Fiamme Gialle presero la decisione di riportare la disciplina a Sabaudia ponendola sotto un’unica direzione al fianco del canottaggio. Una decisione, seppur sofferta, definita nel 1977 ed assunta con lo scopo di ottimizzare al meglio le già scarse risorse economiche determinate dal clima d’austerità, in cui era piombata l’Italia a metà degli anni ’70. Questa decisione non fu però accettata da Francesco Staiti il quale, come alcuni atleti, si rifiutarono di seguire la squadra a Sabaudia ed “appesero” la pagaia al chiodo. Staiti, insieme al brigadiere Cimmino, continuò a seguire la Sezione Giovanile di Gaeta dedicandosi, contemporaneamente, ad insegnare nuoto per salvamento e voga agli allievi finanzieri della Scuola Nautica.
Il 1° gennaio 1976 anche il Gruppo Karate Fiamme Gialle venne affiliato alla FIK (Federazione Italiana Karate) per iniziare, da subito, in maniera organizzata l’attività agonistica. Infatti, presso l’aula cinedidattica della “Caserma Piave” di Viale XXI Aprile a Roma, la sede del karate gialloverde, si svolse con successo il primo torneo quadrangolare di karate denominato “Torneo Fiamme Gialle” la cui organizzazione fu curata direttamente dalla Gruppo Karate. Sempre nello stesso anno, la squadra di karatechi Fiamme Gialle, composta dagli atleti Culasso, Marchioni, D’Ambrosio, Parnofiello e Sedda, conquistò il titolo Italiano a squadre “serie promozione”, mentre lo stesso Culasso si riconfermò, per la terza volta, Campione Italiano di Kumite.
Dai tiratori arrivarono, invece, i titoli di campione d’Italia di 2^ classe pistola automatica, Mattia Calogero, di 2^ classe carabina aria compressa, Riccardo Basile, e di 2^ classe pistola standard, Carmelo Franchina.