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Il 7 febbraio del 1968 segna una svolta nel mondo dello sci di fondo, fino a quel giorno regno incontrastato dei giganti scandinavi e di qualche sovietico. Franco Nones, il “piccoletto azzurro” come veniva bonariamente chiamato dalla stampa del tempo, con la sua tenacia di ferro conquistò la medaglia d’oro nella 30 km olimpica di Grenoble, un risultato che diede letteralmente la scossa all’intero movimento sciistico di quell’epoca. La vittoria alle Olimpiadi della “Fiamma Gialla” Franco Nones, valida anche ai fini iridati, è stata solo la ciliegina sulla torta di una carriera costellata da tanti successi internazionali e da ben 16 medaglie d’oro ai Campionati italiani. Poco noto al pubblico del nostro Paese, interessato allora più ad altri sport, Franco Nones era invece sempre tenuto d’occhio dagli scandinavi, soprattutto nel 1967, l’anno preolimpico, quando il nostro Franco non scese mai sotto al quarto posto delle classifiche. La crescita di Nones si stava facendo sempre più importante, i tempi erano ormai maturi per fare il colpaccio e per entrare nella leggenda dello sci di fondo e dello sport italiano in generale. Nella 30 km olimpica di Grenoble, l’allora 27enne di Castello di Fiemme (TN), terzo degli otto figli di mamma Caterina e papà Lodovico, si presentò al cancelletto di partenza con l’ambizione di ben figurare, conscio dei propri mezzi e pronto a dare la caccia agli scandinavi. Il finlandese Eero Mäntyranta, il campionissimo dell’epoca, era il favorito d’obbligo della vigilia sulla distanza dei 30 km poiché portava in dote tre medaglie d’oro: Zakopane 1962 (Mondiali), Innsbruck 1964 (Olimpiadi) e ancora Oslo 1966 (Mondiali). E poi c’erano lo svedese Larsson, i norvegesi Eggen e Groenningen e tanti altri avversari scandinavi e sovietici che avevano messo nel mirino la vittoria a cinque cerchi. Quel 7 febbraio i concorrenti si trovarono a dover percorrere un anello di 10 chilometri da ripetere tre volte e Nones, in smaglianti condizioni di forma nella prova di apertura dello sci nordico, si avviò col suo pettorale numero 26 con eleganza, compostezza e decisione. Raggiunse Larsson ed Eggen, partiti prima di lui, e già dopo pochi chilometri si ebbe la sensazione che la giornata sarebbe stata una di quelle sorprendentemente memorabili, una che passerà alla storia. La sfida pare essere tutta tra la “Fiamma Gialla” Franco Nones, l’italiano che vola in discesa ed è già in testa al primo passaggio, e il finlandese Mäntyranta, che parte in sordina ma torna sotto con una rimonta furiosa che lo vede transitare al secondo passaggio sul traguardo, ai 20 chilometri, con un distacco esiguo di soli 4 secondi. Il gigante scandinavo le prova tutte ma l’inseguimento non si completa, Mäntyranta finirà la propria rincorsa al terzo posto, preceduto anche dal norvegese Martinsen che, alla fine, pagherà 49 secondi a Nones mentre il finlandese, crollato nel finale, sarà bronzo ad oltre un minuto di distacco. E’ l’apoteosi, è la vittoria di Davide contro Golia, è la rivoluzione dello sci di fondo che, fino ad allora “confinato” a nord, si aprì grazie a Nones al resto del mondo.
A Grenoble Nones prese parte anche ad altre due gare: fu frazionista della 4x10m, insieme al finanziere Giulio
Deflorian, piazzandosi sesto, e disputò anche la gara della 15 km finita in 36^ posizione. Deflorian annovera, sempre a Grenoble, il 15° posto nella 15km (Giulietto, come veniva affettuosamente chiamato dai suoi compagni, a 22 anni venne arruolato con le Fiamme Gialle ed iniziò l’agonistica.
I momenti migliori della sua carriera furono la vittoria della medaglia di bronzo ai campionati mondiali di Zakopane nella 30 km, il bronzo nel 1966 ai mondiali di Oslo nella staffetta 4x10km e una vittoria nella Coppa Kurrikala nel 1962 in Jugoslavia. Terminò l’attività agonistica dopo aver vinto 14 titoli italiani assoluti ed essere stato tre volte olimpionico). Nella delegazione olimpica di Grenoble v’erano pure finanzieri: Teresio Vachet, Renato Valentini (22° e 28° nella discesa libera) e Fabio Morandini (17° nella combinata nordica individuale).
Il 1968 è anche l’anno dei Giochi della XIX Olimpiade svoltisi, dal 12 al 27 ottobre, a Città del Messico. Una città che ospiterà le Olimpiadi più politicizzate della storia, il cui momento più significativo vedrà i due velocisti neri Tommie Smith e John Carlos con pugni chiusi e mano guantata di nero (simbolo della lotta delle Black Panters), immobili sul podio dei vincitori. Non fu un fatto isolato, i due atleti neri ebbero la solidarietà di molti atleti bianchi quando le autorità sportive li fecero espellere dal villaggio olimpico. Pugni chiusi, baschi neri e piedi scalzi erano già stati esibiti, sebbene meno teatralmente, dallo straordinario Beamon e dai quattrocentisti Lee Evans, Larry James, Ronald Freeman.
La denuncia del razzismo americano, la dissacrazione della retorica olimpica e tutta la dirompente carica della lotta dei neri statunitensi occuparono per intero la scena dei Giochi messicani teatro di ben dieci record mondiali, quasi tutti “made in Black Power”. Tra questi l’incredibile salto in lungo di Robert Beamon, nero ventiduenne di Harlem, che cristallizzò la misura a 8 metri e 90 centimetri.
Furono anche i Giochi in cui si diede l’addio alle piste in cenere. Messico ’68 portò a battesimo, infatti, un nuovo materiale, il tartan, una superficie sintetica, molto elastica e resistente, che restituisce la potenza che gli atleti scaricano a terra ed è in grado di tenere bene la pioggia. Con I Giochi di Città del Messico le piste di atletica iniziarono a colorarsi di rosso e ad assumere una tonalità che le contraddistingue ancora oggi. E fu sul tartan che il finanziere Sergio Liani fu semifinalista col tempo di 14.0 nei 110hs, mentre in Italia il finanziere Giuseppe Ardizzone vinse il titolo assoluto nei 5000m con 14’19”2. Il Gruppo Atletico si arricchì anche dell’ostacolista Luigi D’Onofrio, del saltatore Lazzarotti e del pesista Renato Bergonzoni.
Pasquale Busca fu una delle rivelazioni più esaltanti per le Fiamme Gialle poiché, solo un anno prima, non sapeva cosa fosse l’atletica leggera e, con essa, la marcia. Busca, infatti, stupì il mondo sportivo superando nella 20km di marcia, nell’incontro Italia-Polonia svoltosi a Katowice, due campioni della levatura di Pamich e Visini. Questo gli valse anche l’inserito nella squadra olimpica che prese parte ai Giochi messicani e riportò, sempre in questa distanza, un decoroso 12° posto col tempo di 1h37’32”0. La squadra Fiamme Gialle, inarrestabile, conquistò invece il Campionato Assoluto di Società, il Campionato di Società di Marcia assoluto, senior e junior, quello Assoluto di Corsa su strada ed il Trofeo Forze Armate. Brunello Bertolin, Sergio Rossetti e Gian Marco Schivo vinsero i titoli italiani assoluti, svoltisi a Trieste, rispettivamente nei 3000siepi, nel decathlon e nel salto in alto con 2 metri e 9. Nei lanci Urlando fissò il nuovo record italiano in metri 64.82 mentre Zambaldo, in azzurro, fece bella figura nella marcia. Agli Europei Indoor di Parigi (Francia) Giannattasio e Liani disputano le semifinali nei 50m (4°) e nei 50hs (5°), mentre nei salti Pasquale Santoro si attestò undicesimo nel lungo e Erminio Azzaro 17esimo nell’alto.
L’inizio del 1968, a livello organizzativo, segnò anche la svolta per la canoa che, da Sabaudia, ritornò ad allenarsi nuovamente a nel Golfo di Gaeta sotto la guida tecnica di Francesco Staiti. Con il ritorno della canoa a Gaeta fu istituito il Gruppo Remiero Fiamme Gialle, e la relativa Sezione Giovanile di canoa, mentre Il Gruppo Nautico Fiamme Gialle rimase a Sabaudia occupandosi solo di canottaggio anche se, per periodi di ossigenazione, gli atleti si spostavano nella Val di Fiemme con alloggio a Passo Rolle ed allenamento in barca sulle acque del Lago di Paneveggio.
Inizialmente a Gaeta il tecnico Staiti, oltre a seguire, la Sezione Giovanile appena aperta ai giovani di Gaeta, Formia e zone limitrofe, si occupò anche della formazione di giovani elementi selezionati tra gli Allievi Finanzieri delle due Compagnie di Mare della Scuola Nautica.
Fu un anno importante per lo sport Fiamme Gialle poiché, in un contesto di allargamento graduale verso altre discipline sportive, e per aderire alle raccomandazioni del CONI intese a promuovere la disciplina del nuoto nei Corpi Militari, fu creato il Gruppo Salvamento con scopi addestrativi e di utilità sociale oltreché agonistici. In seguito si costituì, presso l'Accademia della Guardia di Finanza di Piazza Bologna in Roma, la società di Nuoto Fiamme Gialle subito affiliata alla FIN. Un sodalizio che, inizialmente, svolse attività esclusivamente a livello giovanile sino alla costituzione della Sezione Nuoto del 2° Reparto Atleti, avvenuta nel 1982, la quale aprì in seguito agli atleti militari, inglobando la Sezione Giovanile tuttora attiva. L’esordio della giovane compagine, composta da atleti appartenenti alle categorie esordienti, ragazzi e junior, fece acquisire alla neonata Sezione Giovanile il sesto posto nel campionato regionale esordienti che, confrontato con quello di società con un maggiore numero di tesserati e di più antica tradizione, fu un risultato eclatante.
Il Gruppo Judo iniziò l’ascesa verso il successo e raggiunse, durante il campionato italiano di serie “C” svoltosi a Terni, la promozione in “B”. Il judo fu inserito, inoltre, tra gli sport in programma nella settimana sportiva militare che si svolse a Milano. In questo contesto le Fiamme Gialle, grazie alla vittoria di 3 titoli individuali, due secondi posti e due quarti posti, vinsero il Criterium Militare di judo.
Il motociclismo gialloverde confermò tutte le vittorie dell’anno prima aggiungendo anche il titolo individuale di regolarità con Gritti, sempre in sella alla Moto Morini, nella classe 125 cc, mentre il finanziere Rottigni consegui la vittoria nella classe 100cc, la vittoria del 7° Motogiro d’Italia. La squadra vinse anche cinque medaglie d’oro e due d’argento alla “Sei Giorni Internazionale Trofeo Mondiale” di San Pellegrino ed il Vaso d’argento riservato alla squadra seconda classificata al trofeo mondiale.