Stemma Guardia di Finanza

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La storia del nostro fregio

Il 1892 sarà ricordato come l'anno in cui il Corpo delle Guardie di Finanza si dotava di un proprio emblema distintivo, in sostituzione del precedente fregio: lo stemma Sabaudo, composto dallo scudo sormontato dalla corona reale.

La scelta di concedere al Corpo un nuovo trofeo non fu del tutto casuale. In realtà, occorre precisare che proprio nel 1892 le Guardie di Finanza ottenevano dal Governo il pareggiamento dei gradi con quelli delle Forze Armate dell'epoca. Grazie, infatti, al R.D. 27 marzo 1892, n. 99, le distinzioni gerarchiche allora correnti nella Guardia di Finanza furono parificate con i gradi militari, caratteristici del Regio Esercito e dell'Armata di mare, con la conseguente adozione degli stessi distintivi di grado. Come era accaduto per le altre importanti fasi della loro esistenza, i nostri predecessori giunsero a questo obiettivo, che li avvicinava sensibilmente alla futura, completa militarizzazione, attraverso una vera e propria battaglia epistolare e giornalistica. Per meglio comprendere l'analisi della materia, è d'obbligo evidenziare che, in quello scorcio di secolo, la riforma della Regia Guardia di Finanza, peraltro ampiamente avviata a partire dal 1881, era particolarmente sentita da tutto il personale, il quale non disdegnava di segnalare alle superiori gerarchie e alla stampa il vivo desiderio di poter far parte delle Forze Armate del Regno.

Sui vari tentativi di ammodernare il Corpo, molto è stato scritto sulle pubblicazioni edite dal nostro Museo Storico, nelle quali sono citati i vari disegni di legge e i decreti tendenti a riformare un'amministrazione che risentiva ancora delle vecchie problematiche post-unitarie. Ma è principalmente dalla lettura dell'allora "Monitore delle Regie Guardie di Finanza" che si ha modo di apprezzare come il personale fosse in grado di influenzare profondamente, attraverso la sua unità e persistenza, l'adozione di scelte importanti.

Attraverso l'anzidetta testata editoriale (all'epoca di proprietà privata) fu portata avanti una vera e propria campagna di sensibilizzazione, della quale si resero protagonisti, oltre al comitato di redazione, soprattutto i finanzieri.

Oggetto principale delle varie segnalazioni era quello relativo all'uniforme, considerato uno degli aspetti più importanti per avvicinarsi alle Forze Armate.

Sin dalla prima grande riforma della Guardia, intervenuta con la legge 8 aprile 1881, n. 149 (mediante la quale, oltre alla modifica della vecchia denominazione di Guardia Doganale, venivano conferiti al Corpo maggiori poteri a tutela dei ben più vasti interessi finanziari dello Stato, primo passo, questo, per la graduale trasformazione della Guardia di Finanza da corpo di "vigilanza doganale" in corpo di polizia tributaria), le Fiamme Gialle si impegnarono assiduamente per ottenere dal Governo maggiore dignità e prestigio.

Fra le varie proposte formulate sul Monitore ci piace ricordare la lettera di un Ufficiale del Corpo (tale Tigi), pubblicata sul n. 14 del 6 aprile 1892; indirizzata al direttore:
"Monitore ha già scritto abbastanza sul tema della divisa del Corpo, perché vi sia più bisogno di concretare nuove proposte. Crederei invece necessario, ora che si sta modificando il regolamento, riassumere tutti i desideri stati all'uopo espressi, onde in momento così opportuno, non sfuggano all'autorità superiore ed al Comitato del Corpo, e cioè: ... (lo stesso elenca prima tutta una serie di modifiche riguardanti le uniformi degli Ufficiali e della "bassa forza")... Modificare il berretto degli ufficiali, come sembra sia stato deciso, e così pure il fregio del cappello, al quale invece dell'attuale bottone starebbe bene il porta penna di metallo come l'hanno gli Alpini... ".

Nell'ambito di questo aspetto (le modifiche all'uniforme), il Monitore seguì da vicino le varie fasi della riforma, segnalando - di volta in volta - sulle sue pagine i piccoli passi ottenuti. E' il caso dell'editoriale apparso sul n. 17 dello stesso aprile 1892, dal titolo "Ancora sulla divisa della Guardia di Finanza", nel quale la redazione del periodico scrive:
"Noi già annunciammo che alla Direzione Generale delle Gabelle erano allo studio alcune principali modificazioni state proposte alla divisa della Guardia di Finanza, per vedere se fosse stato il mezzo di attuare quelle di esse che sarebbero state riconosciute maggiormente utili e più urgenti. Questi studi non sono stati troncati, né sono compiuti e quindi non si può prevedere quali potranno essere le decisioni che in proposito finiranno per essere adottate; anzi sappiamo che alcune modificazioni riconosciute realmente opportune sono state sottoposte anche all'esame del Comitato del Corpo per averne il competente parere. E se siamo bene informati, ci risulterebbe che fra le proposte a questo scopo fatte dal Presidente dell'ora detto Comitato, vi sarebbe anche quella diretta a migliorare la foggia dell'attuale cappello, il quale si vorrebbe a falda più arricciata e munito di un trofeo un poco più ricco di quello ora in uso....... Noi crediamo che con tali modificazioni il cappello riuscirà anche assai più bello esteticamente e riteniamo perciò che le modificazioni stesse avranno il plauso dei componenti il Corpo delle Guardie di Finanza".

I cento anni del nostro fregio

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