La Minerva
Gli ufficiali della Guardia di Finanza che completano con successo il Corso Superiore di Polizia Economico Finanziaria presso l’omonimo Istituto di istruzione possono fregiarsi di un apposito distintivo di merito, costituito dalla testa della Dea Minerva, poggiata sul punto di incrocio di due rami, uno di alloro (pianta sacra ad Apollo e simbolo di sapienza divina, vittoria e gloria) e uno di quercia (pianta sacra a Giove ed emblema, tra gli altri, della forza, della virtù e del coraggio). Tali ufficiali sono destinati a far parte dei futuri quadri dirigenziali del Corpo e a essere impiegati in incarichi di alta direzione e di comando particolarmente impegnativi e delicati.
Proprio all'ingresso della Scuola di Polizia Economico-Finanziaria del Lido di Ostia in Roma è posta una testa di Athena con elmo corinzio (copia di un originale risalente al I secolo d.C.).
Ma quali peculiarità detiene la Dea Minerva?
Divinità della protezione dello Stato, spesso associata all’Athena greca per alcune sue simili prerogative, ma da essa diversa, Minerva è Dea venerata nell’antica Etruria con il nome di Menerva o Menrva.
Nell’antichità italico-romana, è divinità della sapienza, dell’ingegno e della conoscenza, Dea tutelare delle arti, dei mestieri e delle corporazioni di artigiani, connessa anche alle attività di insegnamento e alla figura del maestro e, ancora, custode dei fanciulli e degli adolescenti soprattutto all’atto del passaggio dalla fanciullezza all’età adulta. Dea del Genio dalle innumerevoli sfaccettature e capacità, Publio Ovidio Nasone l’ha denominata come divinità dai mille compiti (Mille dea est operum).
Nata dalla testa di Giove, potrebbe essere definita la “Dea della sapienza armata”; essa, però, non predilige la brutale guerra, ma vuole far rispettare le leggi con mezzi pacifici. Se costretta, tuttavia, non perde mai una battaglia.
É la divinità, quindi, dell’intelletto strategico, della visione ordinata, misurata e non soggetta all’istinto brutale, della forza cosmica che vince il caos. E, difatti, è stata associata anche alla Dea Vittoria e alcune volte rappresentata essa stessa con le ali.
Ad essa, più che a Marte, si rivolgevano i generali romani in procinto della battaglia.
Inventrice dei numeri, il suo nome deriva dalla radice indoeuropea ma- , dalla quale deriva men-, indicante, tra gli altri, il concetto di misura (mensura) e da cui derivano anche i termini mese (mensis) e mente (mens).
La mente che “riflette”, come la Luna riflette i raggi del Sole.