Errore fatale
Mai come negli ultimi anni si è assistito a tanti episodi di imprudenza in montagna.
Oramai è all'ordine del giorno veder fotografati sedicenti alpinisti slegati e mal equipaggiati, sia su ghiacciai che su vie di roccia. Sia in alta che in media montagna si notano frotte di improvvisati alpinisti, votati alla conquista dell'inutile, che si dirigono verso le loro mete senza aver nè consapevolezza dei rischi, nè preparazione necessaria, nè tantomeno frequentato corsi, chiesto informazioni, o essersi affidati a professionisti.
Sul Cervino, montagna addomesticata dalle corde fisse, vagano quotidianamente, complici le ottime condizioni meto e ambientali, numerose persone slegate e in scarpe da ginnastica ("tanto non si mettono i ramponi"-"tanto ci sono le corde fisse").
Capita purtroppo che qualcuno sia meno fortunato, perchè non si parla di bravura, e incappi in una scivolata sul verglas (sottile strato di ghiaccio sulla roccia), in un sasso che si stacca sotto al piede o dall'alto, in una perdita di equilibrio dovuta alla stanchezza o all'alta quota. Capita che si scateni un temporale, tutt'altro che insolito in montagna, e che cambino repentinamente le condizioni generali, con freddo, neve e ghiaccio. Capita di dover trascorrere la notte fuori per aver sottovalutato la gita o sopravvalutato le proprie capacità.
Per molti a cui tutto ciò non succede, ve ne è purtroppo qualcuno a cui invece succede. E la scivolata che potrebbe risolversi semplicemente in un po' di spavento, si trasforma in tragedia. Una salto dalla Scala Jordan, esposta nel vuoto a 4400 metri di altezza, non lascia scampo a nessuno e lo schianto sulla parete sottostante è fatale a chiunque. Allora il Soccorso alpino interviene solo per recuperare le spoglie.