Stroncato traffico di migranti nell'ambito dell'operazione denominata Never more
Tra il 12 e il 14 ottobre 2013 la Stazione Navale di Manovra di Taranto, in collaborazione con altri Reparti del Corpo, ha portato a termine una vasta operazione aeronavale di polizia, denominata “Never More”, che ha permesso di intercettare un peschereccio utilizzato come “nave madre”, con un’imbarcazione più piccola a rimorchio, utilizzata per trasferire irregolarmente sulle coste calabresi 226 persone.
L’operazione ha destato particolare interesse per l’utilizzo della normativa di diritto internazionale. Tutto ha avuto inizio con l’avvistamento, da parte di un aereo portoghese, impiegato nell’ambito di un’operazione internazionale promossa dall’Agenzia Europea FRONTEX, delle due imbarcazioni sospettate di trasportare migranti irregolari, a circa 240 miglia a sud-est di Capo Spartivento (Calabria).
Durante la notte, l’imbarcazione più piccola veniva affiancata dal peschereccio “nave madre” e, numerosi migranti – sino ad allora stipati all’interno dello stesso - venivano costretti a trasbordare. Al termine del trasbordo, costantemente filmato con le telecamere all’infrarosso dei mezzi aerei, i due natanti si dividevano, riprendendo la navigazione con rotte opposte.
Scattava, quindi, l’attivazione del dispositivo aeronavale così come pianificato in precedenza, con il Pattugliatore P. 03 Denaro della Stazione Navale di Manovra di Taranto, che dirigeva per intercettare il peschereccio “nave madre”, al fine di eseguire l’inchiesta di bandiera ed il successivo diritto di visita, ai sensi dell’art. 110 della Convenzione di Montego Bay.
Affiancato il peschereccio “madre”, ad una distanza di oltre 230 miglia nautiche da Capo Spartivento, il team di abbordaggio accertava che lo stesso era privo di documenti e di bandiera, evidentemente per cercare di sfuggire ad ogni possibile tentativo di riconoscimento a distanza; pertanto, sulla base di specifici poteri previsti dal diritto Internazionale, il natante veniva condotto nel porto di Reggio Calabria ed i 17 scafisti, tutti di nazionalità egiziana, venivano arrestati.
Contemporaneamente, altre Unità navali del Corpo, portavano in salvo i 226 migranti abbandonati sull’imbarcazione più piccola, in precario stato di galleggiabilità per le copiose infiltrazioni di acqua.